FATHERSNAKE ON THE ROAD

Blog di corsa, ma non solo, di un runner per metà rocker e per metà podista.

lunedì 27 giugno 2011

Mezza di Biella: the movie!

Preparate pop corn e birretta ghiacciata: la Fathersnake productions vi mostra come  l’estate non sia la stagione ideale per cercare un personal best. Specialmente sulla mezza.

mercoledì 15 giugno 2011

IL TRITTICO


FAVRIA (giovedì)
Rispettare i propri limiti; individuare la propria velocità di base, cercando di mantenerla almeno per la prima metà della gara; cercare la progressione; rimanere concentrati sulle proprie sensazioni; non farsi condizionare dalla velocità nelle prime, concitate, fasi della partenza; riscaldarsi bene.
Avessi seguito queste sacrosante e semplici regole, che ho elaborato basandomi sui riscontri di ogni gara cui ho partecipato, a Villasanta probabilmente sarebbe stato pb, invece di una gara in china discendente dall'inizio alla fine.
Le ho invece adottate a Favria, in una veloce gara da 8,200 km. Piatta ed asfaltata, ad eccezione di un tratto in sterrato di circa 200 metri.
La mia soddisfazione non sta nella posizione di classifica e neppure, in assoluto, nel passo medio scaturito alla fine, che i quattro sono ancora lontani; piuttosto nell'aver corso agevolmente, senza strafare e senza affanni. Non ho subìto la corsa come in altre recenti occasioni. L'aver individuato nei 4:15 il passo base mi ha permesso di correre seguendo un’immaginaria linea di "galleggiamento" in cui ero conscio di poter veleggiare senza troppi affanni. Le gambe correvano sciolte, il respiro mai affannoso. Ho corso su me stesso, ben attento al sopraggiungere di eventuali segnali di stress che non si sono tra l'altro mai verificati. Una gara prudente, certo, in cui non ho voluto rischiare nulla. Le due batoste lombarde qualcosa dovevano pur insegnare.

ALICE (domenica)
Memore di Favria, ho adottato le stesse precauzioni, con l'aggiunta di un buon riscaldamento iniziale. La corsa, una collinare di 10 km, pur nei suoi tratti più duri, è andata abbastanza liscia, il passo adottato in modo naturale. Il fatto di conoscerne già il percorso ha costituito un indubbio vantaggio. Alla fine, l'ho terminata a un minuto in meno dello scorso anno, pur con una posizione in classifica peggiore.

Gran Prix di Novara, tappa di Torrion Quartara, ieri.
Un passo indietro, rispetto alle due gare precedenti. Primo km a 4:07, come a Favria, con la differenza che i 6 km del percorso erano tutti in sterrato, come ho scoperto correndola. Troppo veloce. Così il rallentamento progressivo è stato evidente. Ottime le sensazioni fisiche e il recupero dopo lo sforzo invece.
Insomma, il modo in cui affronto i primi chilometri merita davvero un focus approfondito, perché è in questa fase che si decide il passo medio di tutta la gara. Poiché l'esperienza mi sta insegnando che il tanto poi rallento rappresenta una sterile intenzione, la frase giusta dovrà essere tanto poi accelero.
Torrion Quartara:partenza

E arrivo..(entrambe le foto sono di  Manuel Da Costa)


Un saluto e buone corse a tutti.

martedì 7 giugno 2011

Il quinto giorno


Da quando ho iniziato a correre, mi sono sempre allenato 4 volte a  settimana, per un chilometraggio medio di 50 km. Ora mi chiedo se aggiungere un giorno potrebbe giovare, oppure se esiste il rischio di stressare troppo i muscoli. E, sopratutto, a che tipo di allenamento potrebbe essere dedicato? E' veramente un giallo.


sabato 4 giugno 2011

Il volo di Icaro (14° Corsa delle Cascine-Villasanta)

The Fall of Icarus, by Sebastian Seiffert

Inizia sopra le tue possibilità e terminerai sotto le tue possibilità.
Questa frase mi calza a pennello e m’identifica come runner. Ce l'ho in mente dalla serale di Villasanta di ieri, terminata con un passo medio deludente (4.26 al chilometro). Il percorso più veloce di così non poteva essere (da consigliare a chi desidera migliorare il proprio pb); evidentemente vuoi la preparazione finalizzata ad altro tipo di gare, vuoi la partenza ancora una volta dissennata, vuoi la differenza di fuso orario tra Borgofranco d'Ivrea e Villasanta e il jet lag conseguente hanno fatto sì che non andassi avanti. In un certo senso, me lo aspettavo, sebbene quando capiti un po’ ti girano.
Ne traggo un insegnamento importante: non ho speranza di conseguire un pb partendo da un tempo superiore. Ovvero: partire sparato pensando "tanto poi rallento" non funziona. Quando capisco che sarebbe il caso di rallentare, perché ho il cuore in gola, è già troppo tardi. Rallento sì, ma non riesco a stabilizzarmi su una velocità ottimale, è un crollo che neppure l'orgoglio riesce a vincere. L'anno scorso invece partivo lento per poi progredire in maniera naturale, in linea con il progressivo riscaldamento del motore.
E' il puntare troppo in alto che mi frega. Un po’ più di modestia, forse, non guasterebbe. Come Icaro pagò caro il volersi avvicinare troppo al sole, io pago caro il voler essere troppo vicino ai quattro. La mia cera si scioglie in fretta e precipito.
Comica poi la sensazione vissuta negli ultimi chilometri, quando credevo di stare aumentando la media, mentre invece il GPS (con la solita spocchia tipica dei satellitari), mi mostrava che invece stavo perdendo terreno:testa e gambe stavano evidentemente viaggiando separate.
Raggiungere Villasanta è stato un viaggio epico, che mi ha fatto attraversare non so quanti acquazzoni, per poi attendere nervoso in coda a Monza, con un colpo di scena finale nel momento in cui ho imboccata una strada sbagliata perdendo almeno quindici minuti alla ricerca di qualsiasi indizio che mi facesse pensare alla vicinanza di una gara podistica d’imminente partenza. Giungevo in loco venticinque minuti prima dello start, quando stava già presentandosi  alla mente l'inquietante prospettiva di dover tornare a casa senza gareggiare. Un cambio veloce alla Arturo Brachetti ed eccomi lì, con il mio bel pettorale. Rassegnato a correre sotto la pioggia, quest’ultima ci fa la grazia di smettere appena dopo lo sparo.
Il percorso è veloce ma anonimo. Pur appellandosi "Corsa delle Cascine" di cascina ne ho vista solo una, giusto perché ne abbiamo attraversata la corte. Scarso il ristoro: soltanto del the (da bottiglie) e come pacco gara una tshirt neppur tecnica e una bustina d’integratori. Ah già... c'era un buono per una pasta…..
Nel finale incontro Lello, felice per il suo pb, che inseguiva da tempo. Due saluti e scappo alla ricerca di un posto ove cenare, per poi far vela verso casa.
Il futuro:
Si torna a gareggiare in casa: riprendo le corte gare del campionato UISP canavesano cercando di sopravvivere al momento. L’appuntamento “principe” rimane sempre la maratonina di Biella.
Un saluto e buone corse

mercoledì 1 giugno 2011

Da Bienca a Villasanta, in attesa delle mezze.


Se penso al mio essere runner in questi giorni, mi vedo e sento poco veloce. A volte la sfida con il crono è tanto patita, che parto battuto in partenza. Anche se, badate bene, lo guardo solo a fine allenamento. Sarà che gli allenamenti che sto seguendo, finalizzati alla mezza, sono muscolarmente pesanti e corposi, e ho poca reattività in distanze brevi. Mi sto liberando dalla necessità di competere spesso, qualora la gara non sia nelle mie corde, preferendo portare a casa gli allenamenti  programmati. Faccio delle eccezioni, ovvio. Domenica ho gareggiato a due passi da casa, nei boschi tra Bienca e Ivrea, in una gara regionale di  12 km: il Memorial Curnis. Fosse solo per il dislivello (325 mt) non meriterebbe forse la nomea di “corsa in montagna”  ;personalmente la considererei al più una collinare molto energica in gran parte su sterrato e ciottoli con degli strappetti tronca fiato. L'arma più valida di cui disponevo quest'anno non erano le gambe o appunto il fiato, entrambi non avvezzi alle salite, ma il ricordo della mia competizione di un anno fa. Certe batoste in salita non si dimenticano facilmente, sopratutto quando si rimane impiantati di fronte ad essa mentre sei superato da altri concorrenti che sembrano cerbiatti in fuga da un bosco in fiamme. Sapevo, quest'anno, dove avrei dovuto affrontare la parte più dura: esattamente al km 8, dove dopo alcuni su e giù il percorso prende una brutta piega riportando verso il traguardo i concorrenti solo a prezzo di fatiche cui solo chi mangia pane e salite è veramente preparato.
La prima parte, quasi tutta in discesa, mi vede già stanco; è una stanchezza sulla fiducia, più che basata sulle sensazioni del momento, ’che il percorso deve ancora dare il meglio di sé. Sulle rampe più dure preferisco camminare. Temporeggio, cercando di risparmiare il più possibile energia. C'è del pubblico, ogni tanto: gruppetti che hanno l'aria di essere manipoli di tifosi di questo o quello, sopratutto sulla stradina in asfalto che costeggia il lago Sirio, il lago di Ivrea. Bella la giornata, delizioso il panorama, ma certe bellezze si apprezzano solo camminando, non prendendo parte a una gara impegnativa come questa. Gli ultimi quattro chilometri non sono così massacranti come credevo; sulle salitelle tanto temute non mi pianto, salgo lento ma salgo, camminando anche qui, quando è il caso. E quando si passa dai ciottoli all'asfalto, per gli ultimi due chilometri, sono stanco sì, ma non esausto. Il gonfiabile mi vede transitare con un minuto di anticipo sul tempo dell'anno scorso, e una quarantina di posizioni prima. E’ sopratutto questo a confortarmi, più che il 93° posto su 185 (15esimo di categoria). Finché si migliora, c'è speranza.
Venerdì, la serale di Villasanta. L'obiettivo è... DIVERTIRSI!
Un saluto a tutti.
Altezza

Passo al chilometro in relazione all'altezza.