Il mio percorso abituale di allenamento mi porta spesso a costeggiare un canale che, pochi chilometri dopo, confluisce nella Dora Baltea.
La mattina del 9 aprile sentii dapprima delle sirene in lontananza, ma non diedi loro particolarmente peso. In seguito, trottando di fianco alla centrale idroelettrica, scorsi alcune auto dei carabinieri e varie persone, che identificai come reporter locali. Realizzai che, molto probabilmente, si fosse verificato un qualche tipo di incidente di lavoro, oppure un suicidio.
Ed infatti una donna, poche ore prima, si era buttata nel canale. Suicidio omicidio, perché aveva trascinato con sé anche il figlio di otto anni, condannandolo al suo stesso destino, oltre al loro cagnolino (l’unico che si salverà)
Ebbene, non potei non percepire la durezza del contrasto: mentre quella grigia mattina rendevo omaggio all’esistenza con quella specie di rito pagano che è la corsa, una donna di appena 35 anni, poco prima, aveva percorso la mia stessa strada per porre fine alla sua vita ed a quella di suo figlio.
Tralascio giudizi di ordine morale sui motivi per cui la donna ritenesse che il suo esistere fosse diventato un fardello così gravoso da sopportare.
Volevo solo osservare che a volte il velo tra vita e morte è davvero sottile.
3 commenti:
la depressione può arrivare a limiti che ti mandano completamente fuori di testa, non vedendo più nulla se non il buio.
gesto terrificante
Già. E povero bambino!
più che sottile, è relativo: compassione per chi cede nel tentativo....
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