FATHERSNAKE ON THE ROAD

Blog di corsa, ma non solo, di un runner per metà rocker e per metà podista.

domenica 30 maggio 2010

Over the Hills and Far Away (Memorial Curnis, Bienca)


Buongiorno a tutti.
L’anno scorso, reduce da una frattura al malleolo, non vi avevo potuto partecipare. E quando zoppichi, o comunque il fisico non sostiene la tua voglia di corsa, vedere gli altri correre ti mette addosso una grande tristezza. Quest’anno invece ero lì, in mezzo a stambecchi e camosci umani. E vai con la mia prima gara in montagna.
Parto prudente, in coda; tempo di recuperare ce ne sarà. S'inizia con un corto giro a Bienca. Strappetto impegnativo di circa cento metri, ma siamo all’inizio, sono fresco e lo affronto in souplesse. Del resto si tratta di un antipastino: il resto a seguire. Ultimato il giro, addio asfalto. Scendiamo verso Montalto per un bellissimo tratto erboso ove lo sguardo può spaziare in avanti, verso la teoria di partecipanti che mi precedono. La forma è ok.  Good vibrations. Poi ci si tuffa in discesa all’ombra dei boschi. Cerco di approfittarne per migliorare la posizione sebbene in certi tratti il correre fluido sia arduo per erba umida e ciottoli viscidi. Cerco allora con lo sguardo tratti di sterrato puro, voglio mettere i piedi in qualcosa che non mi tradisca. Intanto mi preparo mentalmente a quello che seguirà. Come avviene di solito, quando si scende guadagno qualcosina. Mi permetto la grandeur di qualche accelerazione, ma questa volta quasi tutti quelli che supero si rifanno sotto.
Quello che viene dopo è una sequenza di saliscendi non lunghissimi, ma che reclamano un dazio di fatica. In alcuni tratti cammino, pur spedito, ingobbito in avanti con le mani unite dietro. Poi  abbandono questa andatura da trailer per fare oscillare le braccia avanti ed indietro, quasi come praticassi sci di fondo. Così mi pare di avere più spinta. Insomma, sono indeciso se corricchiare comunque o affrontare camminando i tratti più ripidi. In quest’ultimo modo mi pare di far meno fatica, ma quando torno a correre ho la sensazione di metterci un po’ a riprendere un'andatura accettabile. La discesa termina nei pressi del lago Pistono, di Montalto. Tuttavia non si vede. E’ zona di torbiere, acqua stagnante e zanzare a go go. Compatisco il ragazzo addetto al percorso cui è stato affidato quel tratto, il più sfigato.  Sembra stia indicando strane direzioni nel bosco ed invece si sta solo difendendo da un nugolo di zanzare fameliche.
Si arriva in territorio eporediese. Percorriamo un tratto asfaltato, in discesa, che lambisce il lago Sirio. La strada spiana e c’è il primo ristoro. Afferro un bicchiere d’acqua; ne bevo un sorso veloce e il resto me lo getto in testa. Poco dopo passo sotto un'improvvisata doccia che il proprietario di un giardino adiacente al percorso, buon samaritano, ha creato con un tubo di gomma. Da lì in poi si comincia a risalire. La frequenza cardiaca è al massimo: 160 bpm. A un certo punto provo a camminare per alcuni secondi, giusto per abbassarne un po’ i battiti. Però è inutile: risalgono in fretta e poi rischio di far tardi. Un chilometro a 6.14. Il bello arriva quasi alla fine, quando mancano circa due chilometri. E’ un tratto talmente duro che in un flash rivedo tutta la mia vita precedente. Di correre non se ne parla. Il sentiero diventa una serie di scalini naturali di roccia. La media è di sette minuti e venti al chilometro. Qui non solo avanzo camminando, ma premo con le mani sul quadricipite che si alterna in appoggio. Nel momento di maggior sforzo sono superato da una camoscia umana bionda che va su come trainata da un cavo. Di starle dietro neanche a parlarne. L’orgoglio lo vorrebbe ma le gambe non hanno più nulla da dire. Le sparerei, ma sono disarmato. Nell’ultimo chilometro rivedo finalmente l’asfalto, e il percorso ricalca quello del primo giro in paese. La media si riprende ma ormai i giochi sono fatti. Ultima accelerazione per superare un podista cappelluto e andatura alla Marco Olmo e terminare dodici chilometri e 260 metri alla 130 posizione su 231, 17 esimo su 29 di categoria. Esperienza formativa, niente da dire. Una vacanzina dalle solite garette tutte piatte ed asfaltate.
 A fine competizione una confezione di tomini per tutti (a Bienca li sanno fare bene!); inoltre in regalo una confezione di due bicchieri da birra, altri due bicchieri decorati più piccoli ed un set di candele (?!)
Impressioni finali: 
Gran bella gara, non c’è che dire. Chi ama la corsa in montagna dovrebbe farci alla fine un pensierino. Il percorso, di per sé vario, è segnalato in maniera splendida. Non solo i passaggi al chilometro, ma anche indicazioni con la distanza mancante al più vicino ristoro. La mia è stata una partecipazione dettata dal fatto che il luogo della competizione fosse comodo da raggiungere. Perché per ora quello che m'interessa è correre sempre più veloce. E’ quello il parametro di cui intendo tener conto, per  capire quanto migliori giorno dopo giorno. Invece, in gare collinari, o montane (sebbene non eccessive, come quest’ultima) non ho riferimenti precisi, a parte le sensazioni provate, di come stia andando.
Ma ora, pensiamo a Favria.


6 commenti:

Lucky73 ha detto...

Hai il mio stesso dilemma! Per esperienza se riesci a correre anche pianissimo è sempre meglio. Se cammini poi fai tanta fatica a rimettere in moto tutto!

Gustati i tomini !!

Fathersnake ha detto...

Troppo complicate, 'ste gare in montagna :-)

Luca "Ginko" ha detto...

Anche io quando inizio a camminare faccio una fatica immane a riprendere la corsa. Il 25 luglio credo farò la Ossola trail di 25 km (sempre che il mio "socio" Paolo Cibulo non insiste per la 35km) sarà la mia prima esperienza ufficiale in montagna. Mi segno anche questa gara chissà se l'anno prossimo non riuscirò a farla mi sembra proprio interessante.

Fathersnake ha detto...

Senza contare che, con i suoi 12 chilometri, rispetto alle altre due pare una passeggiata..

Oliver ha detto...

Eh si, pare proprio una bella gara! Ma su percorsi così le andature e i ritmi non hanno alcun valore, è impossibile avere un riferimento quando sali e scendi così tanto. Ed è giusto così, te la godi anche di più. Hai fatto un bell'allenamento sulla forza.

Buoni i tomini?

Fathersnake ha detto...

Per ora li contemplo solo, i miei "tomini speciali piccanti in salsa agrodolce". Presto li farò fuori.