«Ho odiato ogni minuto di allenamento, ma mi dicevo 'Non rinunciare. Soffri ora e vivi il resto della vita come un campione!'» Muhammad Ali
E' proprio necessario soffrire in allenamento per rendere al massimo in gara? Quanto paga nel podismo il "lacrime e sangue"?
Personalmente, penso che il detto vada inteso non letteralmente, ma come la capacità di perseguire i propri obiettivi sopportando rinunce, sacrifici, delusioni temporanee, in vista di un fine che attira. Questo poichè il dolore fisico ( pain) nel podismo è il più delle volte l'accendersi di una spia che prelude ad un possibile infortunio di cui la logica conseguenza sarebbe uno stop forzato.
Non sempre mi diverte uscire ad allenarmi, specie quando la seduta mi obbliga a seguire dei ritmi prefissati, sopprimendo la parte istintiva del mio correre. Trovo la giusta motivazione, il più delle volte, pensando che il mio "soffrire ora" significhi soffrire meno poi, in gara, oppure ricordando tutto l'impegno profuso negli allenamenti precedenti per arrivare allo stato di forma attuale, o ancora, per l'ambizione di migliorarmi. Così, dopo i primi chilometri della solita strada di cui ogni metro è stato marchiato con il mio sudore, l'inerzia mentale viene dissolta dal dinamismo del corpo. Il solo fatto di mettere alla spalle un pò di chilometri basta per motivarne altri. Insomma: no pain no gain lo intenderei come un concetto, che può essere applicato alla vita in generale: le conquiste sudate si apprezzano di più.
9 commenti:
Ma sai che fa riflettere? Io sono arciconvinto che in allenamento non riesco a dare tutto, che mi preservo....
Oggi faccio la prova del nove e ti faccio sapere :-)
Quoto!
Io quando comincio a soffrire in allenamento mollo.
Non riesco a fare diversamente.
Corro per passione, ma se comincio a soffrire allora diventa tutto più scuro.
Certo non faccio nemmeno passeggiate, i miei ritmi li faccio, parlo di sofferenza quando comincio a stare sui 180 bpm anche se per pochi tratti.
Almeno fino ad oggi è così.
no pain no gain era un termine coniato dai body builders dei prima anni 90.se non c'è fatica e dolore, non c'è incremento.
personalmente, credo che la verità stia nel mezzo, io in allenamnento non sempre do tutto, ma spesso sono consapevole di averne ancora, infatti in gara ( a parte questi ultimi mesi ), vado molto di più delle prospettive che l'allenamento svolto mi avrebbe garantito.
se sto bene, soffrire è quasi un piacere, se snon sono in giornata è un'agonia.
il fisico è sempre esplicito è ci dice sempre come stiamo, solo che non sempre lo ascoltiamo.
per un corridore, è impossibile provare sempre piacere, perchè l'istinto di autoconservazione, mai ci direbbe di farci il culo a correre, ne credo a chi dice che la filosofia della corsa non è faticare e soffrire, perchè non può che essere così, mica c'è un reale motivo per correre no ?
LA REALTA' E' CHE, CERCHIAMO DELLE SENSAZIONI SUPERIORI CHE NON SEMPRE SI RAGGIUNGONO, QUINDI LA PROPORZIONE E' 80% DI FATICA E 20 DI PIACERE; HA SENSO ? SI, HA SENSO
@Lucky
Io invece faccio quasi sempre più fatica in allenamento piuttosto che in corsa!
@Frank
Visti i tuoi risultati, devi avere una soglia di sopportazione della fatica piuttosto alta.
@Master
Forse provare sofferenza è incompatibile con la visione che nutri della corsa
@Stoppre
Quando siamo in giornata no pensiamo solo a quell'80 per cento; quando stiamo bene al 20 che viene dopo..
NO PAIN NO GAIN...MA SEMPRE USANDO LA BRAIN!!!bella "parabola" sportiva la tua, ma mi permetto questa piccola ma importante aggiunta!!
Ottima aggiunta!
No pain, no gain, but with brain!
Pain, Gain e Brain sono strettamente legati, peccato che fun non faccia rima. E' una mescolanza di tutte le cose, divertimento compreso. A volte la fatica è necessaria, altre è insopporabile. Con un po' di testa ognuno trova la sua strada per divertirsi, ai limiti del pain
Ottima osservazione anche questa:peccato che la componente "fun" non sia compresa nel motto, perchè è parte integrante del correre.
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