L'ultimo sterrato rettilineo, sotto un sole deciso, quasi non lo
sento più: c'è il bramato traguardo davanti, che si rivela, finalmente, dopo trentacinque
lunghi chilometri, con la voce dello speaker che suggella il mio 18esimo posto.
Finalmente mi posso fermare. Mi sdraio sull'erba di fianco a Beppe. Un ragazzo
del Kitambo mi chiede, premuroso:
Tutto bene?
Sì, è ok - lo rassicuro.
Chiudo gli occhi, e sorrido.
......
Il futuro vincitore, Davide Ansaldo, in prima posizione. |
Quattro ore prima, in auto, percorrevo a
tutta birra la provinciale trentuno diretto a Casale Monferrato. Rendendomi
conto di essere partito tardi da San Mauro Torinese spingevo a tutto gas. Per
fortuna in quel momento i lunghi rettilinei da Chivasso in poi erano quasi
deserti e superare i pochi veicoli presenti non era un problema. La gara sarebbe partita alle 14 e alle tredici e venti,
dopo settanta chilometri, ero finalmente alle porte della cittadina. Dovevo
ancora trovare piazza Castello e il modo migliore era chiedere. Scorgo un
vigile sul ciglio della strada, faccio per accostarmi ma il guidatore dell'auto
davanti alla mia del tutto inaspettatamente, ha la stessa idea. Così mi accodo
aspettando il mio turno, fremente. Poi tocca a me:
-Alla rotonda prenda a sinistra, poi
costeggi il canale-
Riparto.
Lungo un rettilineo cittadino mi trovo
davanti due veicoli particolarmente lenti. Ormai sono lanciato, li sorpasso.
Troppo tardi mi accorgo della presenza di un altro vigile, a sinistra, che emerge da una
fila di auto parcheggiate e che mi fa cenno di accostare.
Questa non ci voleva.
Attraversa la strada con espressione
severa.
Cerco di motivare il mio gesto:
-Mispiacehofrettaperchèdevopartecipareadunagarachepartetrapoco-
Pensando intanto all'entità della multa ed al tempo che avrei perso.
-Questo non è un motivo per ignorare il
codice della strada!-
-Sì, ha ragione-
-Vada-
Riparto, considerandomi fortunato.
Trovare piazza Castello è facile, una
volta che ci si imbatte nel Castello. Di seguito, trovo parcheggio e il punto delle
iscrizioni, con davanti ancora una discreta coda. Perfetto.
Ritiro la busta con il pettorale. Sono
arrivato in tempo, ma non abbastanza da poter fare il riscaldamento. Del resto,
in una gara di trentacinque chilometri, è così necessario?
L'idea di prendere parte a una competizione di
così rispettabile distanza era nata per due motivi: il primo, voler sostituire
un lungo di 28 km, previsto dalla tabella di allenamento, il secondo, volermi
mettere in gioco su distanze più lunghe, che ritengo più adatte al mio fisico che ha bisogno di carburare, per poter esprimersi al 100%.
Incontro alcuni compagni di squadra Happy
Runner, incontro Beppe della Podistica Dora Baltea. Lo speaker annuncia i pezzi grossi del
team Salomon Agisko, partner
nell'organizzazione del trail.
Fa caldo, il primo vero caldo della
stagione.
E' una partenza al fulmicotone, ed io mi
lascio trascinare senza pensare alle conseguenze. Così, i primi due chilometri,
che bastano per farci attraversare il centro abitato portandoci verso le
colline, una volta superato l'ospedale, scorrono ad un passo medio di quattro
minuti e tredici al chilometro. Grosso sbaglio: la fatica già presenta il conto
sulla prima rampetta. Dopo neppure 5 km sono già bollito, tanto che mi fermo a
camminare lasciando sfilare diversi concorrenti. Beppe, che ha scelto
saggiamente di non tirare troppo all'inizio, mi affianca e si allontana
all'orizzonte: lo rivedrò solo all'arrivo.
In cima, le strade dei partecipanti alla 15
km si dividono dalle nostre. Prima del bivio c'è il banchetto di un ristoro ove
a sorpresa trovo alcune brioches al cioccolato. Una la faccio mia, insieme con
due o tre bicchieri di coca cola. Prendo a sinistra, seguendo le indicazioni,
abbandonando l'asfalto e scendendo tra le vigne, tra i tralci residui della
potatura invernale.
Senza i partecipanti alla quindici, il
gruppo si è sfoltito. Le bestemmie iniziano appena il tratturo spiana, scoprendolo totalmente invaso dal fango. Dopo quello di Moncalvo, anche Casale non vuole
essere da meno. A mano a mano che si procede, evitarlo diventa sempre più
difficile. Poi, impossibile, e i piedi vanno a bagno.
Il corpo non mi trasmette buone
sensazioni; la fatica dei primi chilometri non è assorbita ma anzi, si accumula
alla stanchezza nel salire lungo i crinali. Le discese non mi permettono di
rifiatare, perché per la maggior parte su terreni accidentati ed aspri. Mi
affianca un podista, ha dimenticato il GPS, mi domanda quanti chilometri siano
passati. Mi parla delle Porte
di Pietra, un trail particolarmente duro cui ha da poco partecipato.
-Ventiquattro minuti per fare un chilometro!- Ricorda.
Procediamo pressochè affiancati sino alla cima di una collina, al 15esimo km, ove un
venticello fresco ci dona un momentaneo refrigerio.
Giunti in fondo a quest'ultima ci
informano di essere rispettivamente 24esimo (lui) e venticinquesimo (io).
-Dai, siamo quasi a metà-
Al ristoro successivo, la scelta fra acqua
e coca non cambia. Mando giù altri tre bicchieri,
di prezioso liquido ambrato (così mi pareva in quei momenti) mentre l'acqua me la butto
addosso. Il caldo ci morde la testa e fiacca le gambe. Il percorso è segnato
ottimamente, parecchi bivi sono presidiati dai ragazzi del Kitambo che hanno
una parola di conforto e incitamento per tutti. Nonostante che sulle salite sia ormai
incapace di correre, salvo tratti brevi, la mia andatura mi fa guadagnare un po’
di vantaggio. Raggiungo, in pianura, un trio. Ora le forze sono così residue
che cammino anche in pianura. Noto però che lo stesso fanno quelli davanti. E così,
corricchiando un po’ di più di loro, riesco a prenderne e distanziarne due.
Al ristoro del ventesimo chilometro ci arrivo un po’
correndo, un po’ camminando. Le forze stanno evaporando un po’ come tutta la
coca cola bevuta, e comincio a raschiare il fondo del barile delle energie
residue. La strada in quel tratto ha abbandonato la frescura del sottobosco ed
è uscita sotto un sole spietato. Supero una coppia formata da un trailer accompagnato da un ausiliario della croce rossa che cammina conducendo a mano una mountain bike. Una ambulanza sta venendo a caricare il concorrente.
Mi fermo a camminare prima ancora di
raggiungere il ristoro, all'ombra di alcuni alberi. Altri bicchieri di coca
cola si aggiungono ai precedenti, altra acqua gettata in testa. Riparto sotto
il sole corricchiando. Ancora dieci chilometri. Rifletto sul fatto che la nomea
"city trail" mi aveva tratto in inganno. Di cittadino questo trail ha solo la
partenza e l'arrivo, tutto il resto no. E le pendenze, pur non potendo essere
considerate montane, non sono neppure trascurabili, sopratutto con il
trascorrere dei chilometri. A sinistra, la bianca e sterrata via crucis
costeggia un campo da golf . Arranco accanto a flemmatici golfisti, neppure un 'ombra di sudore sulle polo, che m' ignorano, presi dalla loro
attività. Passo accanto ad un casolare, da cui proviene al mio passaggio un
abbaiare isterico, con gli occhi che bruciano per il sudore, e mi preparo a un’ennesima
salita, che si profila impietosa là davanti, con l'animo di un manzo condotto
davanti al macello.
Ai bordi della strada alcuni secchi colmi
d'acqua, messi a bella posta per i trailer mi permettono un breve refrigerio.
Un gruppo di residenti m’incoraggia. C'è anche un ragazzo su sedia a rotelle.
Li saluto con un cenno della mano. Cammino fino in cima. Sono al
ventisettesimo chilometro, quando raggiungo un gruppo di case.
-Davvero una bella passeggiata- scherzo con un ragazzo del Kitambo, che
sorride di rimando, indicandomi la direzione da prendere.
-Coraggio, ora è tutta discesa-
La affronto sfruttando la forza di gravità, senza l’energia di
impostare un ritmo particolare. Dopo una curva m'imbatto in un trailer seduto
in mezzo alla strada, di traverso. Ha i crampi, mi chiede di tenergli su la
gamba sinistra. Mi fermo ad aiutarlo. Si lamenta del gran caldo.
Riposa un attimo, cerca di stare all'ombra, gli suggerisco. Poi, sinceratomi che
stava meglio, riparto. Con la coda dell'occhio noto che un inseguitore si è
approssimato di molto.
Ogni volta che mi fermo, riprendere a
correre è sempre più dura. Ormai è la testa che mi spinge, la voglia di concludere la gara. Ritorno su asfalto
per l'ultima salita, di un chilometro. Alcuni incroci, specie quelli ove il
sentiero sfocia su strada asfaltata, sono presidiati da uomini della protezione
civile.
All'ultimo ristoro, ai due
ragazzi che mi chiedono:
-Acqua, coca? - (Coca cola, non si discute)
domando loro a mia volta quanto manchi, nonostante il GPS
mi riporti quattro chilometri, sperando in cuor mio che la gara sia in realtà più corta.
-Ancora quattro chilometri - mi confermano però,
con partecipata aria di compatimento.
Gli ultimi tratti, quelli più vicini
all'abitato, sono i più suggestivi. Ci portano lungo le sponde fluviali della
cittadina. Il Po è molto vicino, se ne percepisce la presenza. Sarebbero magari anche
divertenti, se ci fossi arrivato senza tutto quel bagaglio di chilometri alle
spalle. Corricchio lungo una stretta pista in terra battuta che si fa largo
tortuosa e ondulata tra la vegetazione del sottobosco.
Quando già sento la benedetta voce dello
speaker in lontananza, supero un ultimo podista. Cammina e non abbozza nessun
tentativo di reazione. Raggiungo e oltrepasso il letto di un torrente quasi in
secca, mi rituffo nella vegetazione dalla parte opposta del corso d'acqua. Non
c'è possibilità alcuna di errore nel seguire il giusto percorso, gli
immancabili e numerosi nastri bianco rossi sono la mia stella cometa.
Un concorrente della 15 km è venuto ad incontrarci, mi incoraggia. Salgo su un ponticello in legno che ondeggia leggermente, emergo dalla frescura del sottobosco sino allo sterrato che mi porterà all'arrivo.
L'ultimo sterrato rettilineo, sotto un sole deciso, quasi non lo sento più...
Rock'n'roll.
8 commenti:
Grande Father!!
Ottima gara e bellissimo racconto da rileggere più volte...poi ora che anche tu sei un Happy Runner è doveroso!
Grazie Kikko. E' vero, siamo colleghi! :-)
Domenica vieni al trail del Sesia?
Dici la mezza di Recetto?
Ci avevo pensato ma probabilmente sarò impegnato con la famiglia...se mi libero ti faccio sapere..grazie:-)
Grande Father! come sempre splendido racconto di gara ed ottimo risultato agonistico! complimenti!
@Marco
Grazie Marco, speriamo di poterci incontrare prima o poi di nuovo in qualche competizione.
Ma te le vai a cercare ? :D:D grande!!!!!
Brau ragazzo!
@Pimpe
Ribadisco Pimpe, per me meglio i trail che gare come quella di Novara..
@Frank
Grazie!
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